L’ITALIA S’è DESTA
1848 – 1849 la grande speranza
Gli aspetti sociali, economici, politici, militari,ecc.
Il quarto decennio dell’800 è stato un periodo di rivoluzione e pochi luoghi in Europa non hanno visto disordini civili. La rivoluzione del 1848 in Francia e la dichiarazione della Repubblica si diffusero presto in altri angoli d'Europa. Le forze del cambiamento, il liberalismo e il nazionalismo, stavano allargandosi in Europa e il vecchio conservatorismo e status quo si stava sgretolando sotto la pressione della rivoluzione: a farne le spese fu inizialmente la Francia e poi l'Impero austro-ungarico. Nel 1848, un'opposizione liberale attiva e aggressiva si era formata all'interno della classe media della società francese, chiedendo una riforma, ma il Re Luigi Filippo e il suo Premier Guizot erano inflessibili di fronte al queste richieste. Sta di fatto che le questioni come la borghesia diseredata, gli scandali di governo, la scarsezza di generi alimentari, la crisi economica e finanziaria del 1847-8 suscitò la rivolta delle masse. Dopo grandi dimostrazioni e alcuni tumulti, Luigi Filippo decise di abdicare e fuggì dalla Francia il 24 febbraio 1848. La rivoluzione francese del 1848 evolse in una contro-rivoluzione piuttosto rapidamente. I risultati delle elezioni di aprile aveva lasciato i radicali di sinistra sconfitti e questo li spinse a tentare un colpo di stato a Parigi il 15 maggio 1848. La rivolta iniziò per le strade di Parigi ancora una volta il 22 giugno, ma fu repressa. Nel dicembre del 1848, Luigi Napoleone fu eletto Presidente da una grande maggioranza e, dopo aver purgato i governi centrali e locali dei repubblicani, si dichiarò imperatore di Francia nel dicembre 1851,decretando così la fine della seconda Repubblica. I cambiamenti tra il modo in cui il paese era governato nel 1848 sotto il re Luigi Filippo e nel 1851 sotto l'imperatore Luigi Napoleone non erano molto diversi: entrambi hanno esercitato il potere assoluto. La seconda Repubblica, se fosse durata, sarebbe stata un grande passo verso la democrazia e le politiche liberali.
L'Austria-Ungheria e il vecchio status quo sotto Metternich, come la Francia, erano anche minacciati dal liberalismo e dal nazionalismo. Il nazionalismo era potenzialmente una forza molto distruttiva all'interno dell'Impero, in quanto vi erano così tante minoranze irrequiete come gli ungheresi, i cechi e gli italiani, che esigevano una maggiore autonomia o addirittura indipendenza. Il liberalismo era anche una forza potente, con molti che chiedevano la creazione di una nuova costituzione che garantisse i diritti civili e costituisse un'assemblea eletta. Questo era fuori questione per quanto riguarda il pensiero di Metternich. Come è stato nel caso della Francia, il fattore principale che ha fornito la scintilla per disordini gravi era l'economia. La campagna si stava sovrappopolando, i raccolti erano falliti nel 1845-7, e questi fattori inducevano le persone in cerca di lavoro a trasferirsi nelle aree urbane dell'Impero. Non c'era abbastanza lavoro per tutti e la disoccupazione nelle città era alta. Inoltre, sia in Francia che in Austria-Ungheria, la borghesia scontenta ha svolto un ruolo importante con un moto di liberalismo e nazionalismo, che però non ha interessato i contadini in quel momento. L'approccio di Metternich al problema lo lasciò inviso non solo ai liberali della classe media, ma anche ai conservatori. Alla fine la causa della rivoluzione in Austria-Ungheria fu una combinazione di fattori economici, sociali e politici, con il fattore economico che fu il più importante. Dopo la rivolta del 13 marzo 1848, Metternich fuggì dal paese e senza le visioni e le politiche rigorose di quest’ultimo sulla riforma, le concessioni furono fatte. Una costituzione fu creata e messa in atto, e gli ungheresi ottennero un grande grado di autonomia in Ungheria con l'approvazione delle leggi di aprile. La caduta di Metternich suscitò rivolte e agitazione anche in Italia e tra molti altri gruppi nazionali all'interno dell'Impero. Inoltre, l'estensione dei disordini civili a Vienna e la fuga dell'imperatore insieme alla sua corte a Innsbruck causarono spaccature nei ranghi dei rivoluzionari tra i moderati e i radicali. Alla fine, l'imperatore decise di schiacciare la rivoluzione con la forza, avendo un esercito leale a sua disposizione. Gli ungheresi furono gli ultimi a cedere, dopo una lotta valorosa contro i soldati austriaci che ebbero l’aiuto di forze russe. L’assolutismo monarchico fu ripristinato e tutto fu riportato a prima della rivoluzione. La più grande conseguenza della rivoluzione austriaca fu probabilmente la caduta di Metternich e politicamente ciò significò che l'Austria si stava allontanando gradualmente dalla Russia, un alleato tradizionale dalle guerre napoleoniche. La servitù della gleba in Austria era stata abolita almeno in teoria, ma ci vorrà del tempo prima che venga messa in pratica.
Il Congresso di Vienna aveva dato vita alla Confederazione germanica, ma non si trattava di uno stato confederale, con veri organi di governo. La dieta di Francoforte (l’assemblea dei rappresentanti dei 39 stati membri), aveva poteri molto limitati: non possedeva un esercito confederale e non poteva imporre le proprie deliberazioni ai governi dei singoli stati. Anche dal punto di vista costituzionale, questi ultimi si comportavano in modo del tutto autonomo; prevaleva, tuttavia, un generale autoritarismo. Gli obiettivi del movimento liberale tedesco erano le riforme costituzionali e l’unificazione della Germania: le rivendicazioni liberali erano intrecciate con aspirazioni di tipo nazionale. Si trattava però di un movimento piuttosto debole a causa dell’ancora limitato sviluppo industriale dell’Europa centrale. Questa forze vennero crescendo negli anni ’30 e ’40 con lo sviluppo economico della Prussia, della Sassonia e della Slesia. Proprio la Prussia, lo stato economicamente più di manico dell’area germanica, aveva promosso nel 1834 una lega doganale fra i 18 principali stai tedeschi, lo Zollverein, che costituì il primo embrione di unità tedesca. La Prussia si candidò così ad assumere un ruolo centrale nel processo di unificazione della Germania. Alla notizia della rivoluzione parigina, l’agitazione dilagò anche a Berlino, la capitale della Prussia: il re Federico Guglielmo IV si vide costretto ad affidare il governo a un liberale e a promettere l’elezione di un parlamento a suffragio universale e una nuova Costituzione. La dieta venne esautorata e al suo posto fu eletta Assemblea Nazionale Costituente, che si riunì a Francoforte. L’Assemblea avrebbe dovuto elaborare la costituzione del futuro stato tedesco unitario, ma essa rimase paralizzata a lungo dalla discussione fra i sostenitori di due ipotesi diverse di unificazione: quella della Grande Germania e quella della Piccola Germania, che escludeva l’Austria. L’Assemblea offrì a Federico Guglielmo IV la corona del futuro stato germanico. Ma il re prussiano la rifiutò, per non legittimare un’investitura regale “dal basso”, che avrebbe pesantemente condizionato la sua autorità. Federico Guglielmo IV ebbe così modo di riportare l’ordine nel paese con relativa facilità, appoggiandosi all’aristocrazia terriera e all’esercito. I liberali tedeschi non avevano colto un’occasione storica: l’unificazione della Germania non sarebbe stata realizzata sotto la loro guida.
La cronologia del 1848
3 gennaio: il boicottaggio del tabacco iniziato dai Milanesi il 1º gennaio sfocia in una rivolta cittadina che viene repressa dall'esercito austriaco, provocando 6 morti.
12 gennaio: ha inizio la rivoluzione siciliana, che porta all'indipendenza dell'isola per sedici mesi. Ruggero Settimo è eletto capo del governo provvisorio.
In febbraio viene pubblicato a Londra il Manifesto del Partito Comunista di Karl Marx e Friedrich Engels.
11 febbraio: Ferdinando II promulga la Costituzione del Regno delle due Sicilie, scritta da Francesco Paolo Bozzelli e concessa il 29 gennaio precedente come risposta alle richieste che vengono dal Governo dopo la rivolta della Sicilia.
15 febbraio: sulla scia dei provvedimenti di Ferdinando II, e su consiglio di Luigi Filippo, anche Leopoldo II si convince a concedere uno Statuto nel Granducato di Toscana.
17 febbraio: Re Carlo Alberto di Savoia firma lo Statuto Albertino e vengono concessi gli stessi diritti politici e civili ai valdesi come gli altri sudditi piemontesi.
22 febbraio: Parigi: rivoluzione che porterà alla Seconda repubblica. Il popolo francese si riversa nelle strade di Parigi e punta sulle Tuileries dove il sovrano è assediato. Alla Camera dei deputati la duchessa d'Orleans mostra ai deputati il piccolo erede al trono di Francia, ma la folla non si placa. I deputati decidono quindi di salvare la dinastia sacrificando la monarchia. Il palazzo reale è invaso dai manifestanti che scagliano dalla finestra il trono e poi gli danno fuoco.
24 febbraio: Luigi Filippo abdica e fugge in Inghilterra con la moglie. Il repubblicano Alphonse Lamartine nomina i nuovi membri del governo, ufficializzando, il 25 febbraio, la nascita della Seconda Repubblica francese.
4 marzo: Carlo Alberto di Savoia concede lo Statuto Albertino (così denominato poiché il Re chiedeva un documento unico e diverso dalle Costituzioni dei paesi esteri.
13 marzo – Vienna: rivoluzione antiasburgica a Vienna, con occupazione studentesca dell'Università. Il governo reagisce con violenza, chiedendo l'intervento di Windischgrätz, che pone la città sotto assedio il 15 marzo.
14 marzo – Roma: Pio IX concede lo Statuto fondamentale nel Governo temporale degli Stati di Santa Chiesa.
15 marzo – Budapest: rivoluzione antiasburgica in Ungheria, guidata da Kossuth e Petőfi.
15 marzo – Berlino: rivoluzione (poi fallita) nella Confederazione tedesca, che porta alla concessione della costituzione e del suffragio universale maschile.
16 marzo: a Berlino viene repressa un'insurrezione popolare provocando 800 morti.
17 marzo – Venezia: si diffondono le notizie sulla promessa della costituzione, portando ad un'insurrezione popolare che chiede la liberazione di Manin e Tommaseo. Manin progetterà nei giorni seguenti una rivolta, che porta alla conquista dell'Arsenale il 22 marzo; nonostante il discorso di Alois Palffy, il popolo si riunisce in Piazza San Marco guidato da Manin che, salito su un tavolo di fronte al Caffè Florian, proclama la Repubblica di San Marco, il cui primo governo viene formato il 23 marzo.
18-22 marzo – Milano: Cinque Giornate di insurrezione contro il governo austriaco, che costringono il comandante Radetzky a lasciare la città alla volta di Verona.
23 marzo: il Regno di Sardegna dichiara guerra all'Austria
24 marzo: Pio IX permette la partenza per il confine nord del contingente pontificio, sotto gli ordini del generale Giovanni Durando. Poi, il 26, anche un contingente di volontari (2.300 universitari) parte verso nord, al comando del gen. Andrea Ferrari.
In aprile si apre la questione sui ducati dello Schleswig e dello Holstein tra Danimarca e Confederazione tedesca.
3 aprile: Ferdinando II nomina primo ministro del regno delle Due Sicilie il liberale neoguelfo Carlo Troja.
8 aprile: Primo scontro di rilievo tra Austriaci e Piemontesi che respingono le truppe asburgiche a Goito.
19 aprile: ha inizio la guerra della Prussia contro il Comitato nazionale polacco che lotta per l'indipendenza del proprio paese. Si conclude il 9 maggio con la vittoria prussiana.
23 aprile: nonostante una strenua resistenza, dovuta anche a molti dei volontari arruolati nei giorni precedenti, Udine viene conquistata dal comandante austriaco Nugent. Manin si convince perciò a chiedere aiuto al Piemonte.
29 aprile: a seguito delle proteste dell'Austria, papa Pio IX pronuncia l'allocuzione Abhorret a bello, con cui rinnega la volontà di portare guerra ad un altro Stato cattolico. Il contingente pontificio viene richiamato entro i propri confini. Durando aveva però attraversato il Po già il 22 aprile.
30 aprile: a Pastrengo l'esercito piemontese obbliga gli austriaci a ritirarsi
6 maggio: Carlo Alberto prova un'offensiva a Verona, sperando in un'insurrezione cittadina che però non avviene, causando il ritiro dell'attacco.
9 maggio: dopo esser riuscito a rallentare Nugent sul Piave con l'aiuto di Durando, Ferrari è costretto alla resa nella battaglia di Cornuda contro lo stesso comandante austriaco, che potrà così giungere a Verona il 25 maggio.
29 maggio: truppe napoletane e toscane fermano eroicamente l'offensiva austriaca nella Battaglia di Curtatone e Montanara.
30 maggio - Battaglia di Goito: vittoria dell'esercito del Regno di Sardegna sugli Austriaci del feldmaresciallo Radetzky, che però non viene sfruttata da Carlo Alberto.
31 maggio: le truppe piemontesi sconfiggono quelle austriache a Peschiera del Garda
10 giugno: attribuzione della Medaglia al Valor Militare alla città di Vicenza, che cade in mano austriaca dopo una lunga resistenza.
27 luglio: truppe austriache sconfiggono quelle piemontesi a Custoza
9 agosto: a Vigevano il Comandante austriaco Radetzky ed il generale piemontesi Salasco firmano l'armistizio
15 novembre: a Roma si riunisce il Consiglio dei Deputati (la camera bassa) dello Stato Pontificio per la sessione invernale. Pellegrino Rossi, Ministro dell'Interno e di fatto principale esponente del governo di Pio IX, viene proditoriamente assassinato mentre sale lo scalone d'ingresso all'aula parlamentare al primo piano del Palazzo della Cancelleria. L'assassino riesce a dileguarsi in mezzo alla calca.
16 novembre: a Roma il popolo assedia il Quirinale, allora sede del Sovrano, chiedendo a gran voce l'incarico di governo a un ministero democratico, laico e favorevole alla guerra contro l'Austria. Il Papa resiste riunendo il corpo diplomatico presso di sé. Dopo varie insistenze ed incidenti (in uno dei quali le guardie svizzere fanno fuoco sulla folla e in risposta un cannone viene puntato sul portone del palazzo e un cecchino uccide un prelato affacciatosi a una finestra), Pio IX accetta la lista dei ministri presentata dal partito (circolo, come si diceva allora) popolare dando l'incarico a Carlo Emanuele Muzzarelli (con Ministro Giuseppe Galletti quale ministro dell'interno e di fatto capo del governo), salvo privatamente informare il corpo diplomatico che l'atto di nomina è da considerarsi nullo poiché concesso sotto minaccia.
24 novembre: a Roma il Papa, travestito da semplice prete, fugge nottetempo approfittando dell'appoggio dei diplomatici filo-austriaci che sviano l'attenzione dei romani e lo accompagnano oltre il confine con il Regno delle Due Sicilie a Mola di Gaeta, accolto dal re Ferdinando II.
2 dicembre: in Austria Ferdinando I viene convinto ad abdicare in favore del nipote: comincia così il regno di Francesco Giuseppe I, imperatore d'Austria per 68 anni, fino alla sua morte, avvenuta nel 1916.
6 dicembre: infruttuosa missione del Principe Corsini, senatore (di fatto sindaco) di Roma e di altri esponenti delle due Camere (alta e bassa) dello Stato Pontificio nell'intento di convincere il Papa a ritornare a Roma e riprendere la sua funzione di Sovrano: la delegazione è fermata al confine di Terracina/Portella per ordine di Ferdinando II su richiesta del Segretario di Stato di Pio IX, mons. Antonelli.
10 dicembre: Luigi Napoleone Bonaparte viene eletto Presidente della Repubblica Francese
12 dicembre: a Roma per sopperire al vuoto di potere determinatosi con la fuga e l'insistenza del pontefice di non tornare, viene nominata una "Provvisoria Suprema Giunta di Stato", la quale è subito scomunicata dal Papa.
29 dicembre: a Roma, dopo aver sciolto le Camere, la Suprema Giunta di Stato convoca i comizi e indice per il 21 gennaio le elezioni a suffragio diretto e universale per l'elezione dei Rappresentanti all'Assemblea Costituente.
La cronologia del 1849
8 febbraio: Pietro Lanza di Butera sostituisce Ruggero Settimo alla guida del governo siciliano.
8 febbraio – 11 maggio : proclamata la Repubblica Toscana
9 febbraio: Dopo la fuga di papa Pio IX da Roma, viene proclamata la Repubblica romana
21 - 22 marzo: Battaglia di Mortara
23 marzo: Battaglia di Novara e fine della 1° Guerra di Indipendenza con abdicazione del re Umberto di Savoia a favore del figlio Vittorio Emanuele.
23 marzo - 1º aprile: Rivolta popolare della popolazione bresciana contro l'oppressione austriaca. La fierezza dimostrata dagli insorti nei combattimenti valse alla città di Brescia il titolo di "Leonessa d'Italia".
29 marzo: Il triumvirato composto da Carlo Armellini, Giuseppe Mazzini ed Aurelio Saffi governa la Repubblica Romana.
7 aprile: L'Esercito delle Due Sicilie da Messina, con 16.000 uomini comandati da Carlo Filangieri di Satriano, dopo aspri combattimenti, occupa Catania.
24 aprile: Sbarco di 7 000 uomini del corpo di spedizione francese, guidati dal generale Oudinot, duca di Reggio, a Civitavecchia.
8 – 16 maggio: assedio di Bologna da parte degli austriaci
9 maggio: Battaglia di Palestrina
10 maggio: Battaglia di Velletri
10 – 11 maggio: assedio di Livorno
15 maggio: Capitolazione di Palermo dopo aver avviato la rivolta popolare, mentre il leader siciliani vanno in esilio a Malta.
25 maggio – 19 giugno: assedio di Ancona
3 giugno - 2 luglio: assedio di Roma . Il generale Oudinot, inviato dal presidente della Seconda Repubblica francese Luigi Napoleone, tenta per la seconda volta l'assalto a Roma, capitale della neoproclamata Repubblica Romana. L'assedio si conclude con la vittoria e l'ingresso dei francesi a Roma che vi insediano un provvisorio governo militare in attesa del ritorno di papa Pio IX.
4 luglio: Capitolazione della Repubblica Romana
28 luglio – 23 agosto : assedio di Venezia e fine della Repubblica di S.Marco
7 - 8 agosto: I patrioti italiani Ugo Bassi e Giovanni Livraghi sono fucilati dagli austriaci a Bologna.
15 dicembre: Il re di Napoli, con un decreto, impone alla Sicilia il pagamento di un debito pubblico di 20 milioni di ducati.