Lo stendardo saraceno di Osimo di Leonardo Pieretti
tratto da http://tracceminime.blogspot.it/2013/02/lo-stendardo-saraceno-di-osimo.htm
Mi piace andar per... cripte, e immergermi in quegli spazi giunti fino a noi pressoché intatti dalla loro costruzione. Di solito, infatti, questi luoghi di preghiera non hanno subìto nel tempo modifiche eccessive o stravolgimenti, come invece è avvenuto troppo spesso nelle chiese sovrastanti.
Eccoci quindi nella Cattedrale di San Leopardo di Osimo, nella stupenda cripta. Costruita nel 1191, le aggiunte di due sarcofagi romani effettuate nel '500, e di altri elementi nei secoli successivi, non ne hanno modificato l'impianto originario; le colonne provenienti da edifici Romani, sono sempre lì, disposte ad altezze decrescenti per simulare una profondità maggiore dello spazio. La chiesa superiore, invece, ma c'era d'aspettarselo, è stata oggetto di aggiunte e trasformazioni più radicali anche se la struttura medioevale è ben visibile e non è stata deturpata.
Nella parete della navata sinistra, subito dopo l'ingresso, è appeso un lungo drappo bianco e rosso con delle mezze lune cucite. Speravo che si trattasse di una bandiera turca ricevuta, chissà, forse da qualche delegazione ottomana in segno di riconciliazione. Errore. E' sì uno stendardo saraceno ma è stato " sottratto ad una nave turco-araba, comandata dal palermitano Antonio Sanfilippo, dopo lo scontro vittorioso, al largo del porto di Anzio nel 1723, con una nave pontificia comandata dall'osimano Francesco Guarneri, poi donato alla cattedrale nel 1763."
Dopo secoli di eccidi, deportazioni, distruzioni e razzie nel Mediterraneo e lungo le coste dell' Adriatico, fino alle Marche del nord, l'atto di "donare" a una chiesa lo stendardo di una nave barbaresca si spiega abbastanza bene con i sentimenti di gioia e di liberazione provati da quelle sfortunate popolazioni dopo ogni vittoria sui corsari. Anche in questa episodio, che si svolge stavolta nel 1562 tra la riviera del Monte Conero e Potenza Picena, a pochi chilometri da Osimo, i "pirati turchi" vengono sconfitti, e la conclusione diventa motivo di festa:
"...Validissimo ed imprevisto aiuto si ebbe in questo periodo da quattro venete galee comandate da Antonio Canali o Canaletti. Questi nel 10 giugno di quell’anno (1562) scoprì appiattite nelle sinuosità del Monte Conero o Monte d’Ancona due grandi fuste turche con molto numero di pirati, che si preparavano ad assalire un naviglio mercantile. Le navi venete scovarono ed inseguirono le fuste turche le quali si diedero alla fuga. Una di queste prese terra sulla spiaggia di Montesanto (Potenza Picena); ed i Turchi abbandonata l’imbarcazione si rifugiarono nelle nostre selve. Ma furono raggiunti e circuiti dalla compagnia comandata dal capitano Masucci; e dopo sanguinosa difesa ne furono presi prigionieri cinquanta. Altri che riuscirono a fuggire vennero inseguiti con vero accanimento dai contadini e dai portolani avidi di vendicare i sacrifici e i danni subiti; e caddero sotto i loro colpi. I cinquanta prigionieri furono condotti a Recanati dalle nostre milizie che vennero accolte a suon di campane, di trombe e di tamburi; e quasi tutta la popolazione accorse festante pel risultato della pericolosa spedizione..." (cit.Centro Studi Recanatesi)
Si comprende quindi l'importanza attribuita allo stendardo turco donato alla cattedrale e alla relativa festa, "...a suon di campane, di trombe e di tamburi", solenne e codificata nei minimi dettagli ( cit. Carlo Brillantino, Storia di Osimo). Un semplice drappo, strappato dal pennone di una nave, diventava così un simbolo: di potere riaffermato, per lo Stato Pontificio, di speranza, invece, per la gente comune, in grado di esorcizzare il terrore di eventuali future incursioni barbaresche.
Poi, nel tempo, questa stoffa è diventata parte della storia e della tradizione osimana; fino a poco tempo fa era collocata, per sei mesi all'anno, addirittura sulla volta della navata centrale. Ora è dispiegata vicino alla sfarzosa lapide in marmo che ricorda quell'evento, fatta realizzare dal conte Guarnieri, contornata da bombarda, spada, lancia, tromba con bandiera, tamburo. Mi chiedo, però, se questa sia la sua collocazione ideale.
Quel drappo non è un simbolo di pace ma di sangue e neanche un simbolo di fede ma di vittoria. Oggi, non avrebbe più senso trasferirla dalla chiesa in un luogo non di culto, un museo o una biblioteca ad esempio, dove credenti e non credenti possano ritrovarsi sotto il segno comune della propria storia condivisa?