UCCIDETE GARIBALDI!
Le spie del papa contro l’eroe che progetta l’attacco ad Ancona
di Sergio Sparapani
“Occorre rapire o uccidere il mostro. Io vi garantisco della riuscita”. Chi è il mostro secondo tal F. De Vezzani che scrive da Verona a monsignor Tancredi Bellà, governatore pontificio a Pesaro? E’ la bestia nera del pontefice, il nuovo Silla nemico di Dio, colui che chiude le case del signore e arresta i suoi ministri. Niente meno che Giuseppe Garibaldi
In quei giorni alla fine di ottobre del 1859, il mostro, comandante in seconda della lega degli Stati centrali (comandante supremo è Manfredo Fanti), pianifica la conquista di Ancona a partire dalla Romagna. Vuole raggiungere Napoli e la Sicilia attraverso le Marche e la nostra piazzaforte si conferma strategica anche in questo disegno. Secondo il Natalucci “malgrado la vigilanza severa della polizia ad Ancona si compiono vari tentativi di insurrezione. Per le difficoltà di impadronirsi della cittadella, il Comitato di Rimini ai primi di novembre de 1859 prepara un moto rivoluzionario che deve partire da Pergola, Fossombrone, Jesi, Sassoferrato e Fabriano, mentre Garibaldi avrebbe marciato oltre confine”.
Sulle tracce di Garibaldi c’è però l’efficiente servizio segreto pontificio diretto dal cardinale Antonelli, che dispone di una formidabile rete di agenti e informatori delle parrocchie. A giudicare dai documenti l’eroe dei due mondi è circondato dalle spie del papa. In una corrispondenza clandestina al delegato apostolico a Pesaro, si fanno i nomi. C’è Cennì, aiutante di campo di Garibaldi, Roselli, generale a Rimini, Vincenzini, capitano presso Fanti (“farà tutto ciò che voi ordinerete. Egli attende!!”), persino il cuoco di Garibaldi: “è mia conoscenza fin da Parigi e pel denaro avvelenerebbe Gesù Cristo”. Strane parole queste ultime per un devoto. Poi ci sarebbe un generale disposto a vendersi se sua santità “gli dà 200 mila franchi e il grado di comandante in capo a Roma”.
Il De Vezzani si spinge oltre con i particolari: “Un aiutante di campo di Garibaldi, che ha sua madre a Roma, s’incarica di darmelo nelle mani in una vettura. Quest’aiutante ha sua madre, che è ricolma dei benefizi del santo padre. Il generale Garibaldi sorte tutte le sere a passeggiare solo alla campagna; tutte le volte che va a Bologna e a Modena, vi va sempre di notte: un solo aiutante da campo lo accompagna. Oppure a Rimini (dove Garibaldi arriva il 17 settembre e arringa la folla contro i preti). Ogni mezzo è buono: pugnale, stiletto o veleno…
Ma chi è il delegato apostolico Tancredi Bellà? E’ l’animatore dell’ultima resistenza papalina, quella del giugno 1859, che stronca la ribellione nell’Umbria e nelle Marche. Uomo risoluto ed energico, perde tuttavia la Romagna che il 7 settembre è annessa al Regno di Sardegna. Uomo di complotti e segreti, reazionario e inviso al popolo, cederà al corpo d’armata di Cialdini un anno dopo per finire prigioniero a Bologna e Torino.
Sta di fatto che il tentativo di Garibaldi su Ancona è prematuro. Contrario è il governo piemontese che teme l’intervento di Napoleone III. Si oppone il generale Fanti e Garibaldi riflette su un piano differente, via nave dalla Liguria che mette in atto giusto centocinquanta anni fa. Ad Ancona, intanto, i piani dei patrioti, scoperti dalle autorità pontificie, provocano un inasprimento delle misure di polizia. L’insurrezione non si farà mai ma nel giro di un anno, grazie alle armate sarde, la città farà parte della giovane nazione