“Fra sabbie non più deserte
sono qui di presidio per l'eternità i ragazzi della Folgore.”
Giovani ragazzi addestrati per volare, per librarsi
nel cielo, come sospinti da una vacua idea di libertà. Costretti a combattere, senza mezzi e senza preparazione, nel torrido deserto africano, quel deserto che per molti – per troppi – è
diventato affollato sepolcro, custode eterno dei sogni giovanili.
Tarquinia
1942: Luigi Orsili ha vent'anni e, come tanti giovani – e meno
giovani – italiani è pronto e fiero di dare il proprio contributo in guerra. È un patriota Luigi e, con la nascita del nuovo Reggimento Paracadutisti, voluto da Mussolini nel 1938, abbraccia la
causa con grande sentimento di speranza ed energia. Del resto, il nuovo reparto del Regio Esercito è il più operativo della nazione, creato appositamente per sconfiggere l'alleanza
anglo-francese. Luigi è entusiasta, sarà un fante dell'aria, contribuirà alla vittoria e alla gloria della Italia; ma in guerra nulla è come sembra, tutto è lecito, anche dirottare il reparto dei
paracadutisti da Malta al deserto africano.
Luigi e gli altri parà, mossi dagli stessi sogni, diventano ben presto compagni di sventura in una terra sconosciuta, una distesa di sabbia a perdita d'occhio, nella quale cibo e acqua sono
realmente un miraggio.
Con uno stile essenziale che strizza l'occhio al reportage di guerra, Fabio Santoni (in arte Murdock) – che ha prestato servizio come paracadutista della Folgore negli anni '90 del novecento –
rende omaggio ai caduti della battaglia di El Alamein, molti dei quali erano paracadutisti senza ali, buttati a combattere tra le dune del deserto, dove hanno trovato la morte e, con essa la
tanto ambita, gloria eterna.